giovedì 27 maggio 2010

Una nuova specie

I cani randagi mi sono sempre piaciuti. Come me non hanno radici né hanno conosciuto un padre. Per loro è indifferente se spostarsi in un luogo nuovo o ritornare a quello da cui sono partiti. Non sono infettati da sentimentalismi.
Abitano non-luoghi, campi incolti ai margini della città, edifici disabitati, vecchie stazioni di servizio. Posti con un loro bizzarro fascino ma che non si ancorano alla memoria perché non somigliano a nessun paesaggio da cartolina e non regalano alcun senso di conforto. Se mai, di smarrimento. Luoghi a cui si arriva per vie segrete o per caso, luoghi che spesso non hanno un buon odore, pericolosi di notte. Luoghi ai margini della coscienza, che non hanno nome e forse nemmeno funzione. Se ne hanno avuto una l'ha rosa l'oblio con i suoi enormi denti.
Anche io mi muovo attraverso non-luoghi -o almeno spesso così mi sembra-, spazi disagevoli da percorrere e in cui è difficile incontrare propri simili. Anzi, forse la condizione per attraversarli è anzitutto la solitudine.
Ma è una solitudine “buona”, una forma altissima di libertà, che rende possibile muoversi serenamente senza girarsi di continuo per controllare d'avere la tua ombra ancora cucita ai piedi; muoversi, senza dover chiedere permesso a nessuno e per spazi inconsueti.
A volte un tale livello di libertà inebria, fa sentire potenti come divinità, ci fa fondare misteriosi culti di cui noi stessi siamo gli unici dei. L'unico atto di fede che dobbiamo a noi stessi è l'atto di coraggio con cui scegliamo di scegliere, in tutte le cose della nostra vita, dalla più futile alla più importante .
Si diviene dei di noi stessi, ci si rivolge preghiere e ci si venera. Divinità che percorrono cimiteri di strade dimenticate, specie in evoluzione, sciancati e con le costole sporgenti come cani randagi, a volte nutrendosi degli scarti della vita ma con ancora nelle zampe la voglia di correre, infinitamente liberi, sospesi tra l'infimo e il sublime, ci si muove tra fango e cieli stellati.

Nessun commento:

Posta un commento